venerdì 30 settembre 2016

IL "DIVIDI ET IMPERA" ALIMENTARE...

IL PERICOLO NASCOSTO DEI CIBI INDUSTRIALI..
 
Attualmente potremmo sperare che, nonostante tutto, quello che mangiamo sia ancora nutriente e sano… NON E' VERO!!! In realtà se cominciamo ad informarci consapevolmente sull'argomento, scopriremo che l’industria dell’alimentazione è drasticamente cambiata negli ultimi cinquant’anni, mostrandoci senza troppi veli alcuni dei metodi di coltivazione e di allevamento che poco rispettano i ritmi naturali delle piante o le esigenze degli animali....

Pensateci bene: ormai al supermercato le stagioni non esistono più ed è possibile trovare ampia scelta tutto l’anno e magari acquistare frutta e ortaggi che arrivano da paesi lontani. I pomodori che dall’Europa giungono in America, ad esempio, vengono raccolti ancora acerbi dall’altra parte del globo e fatti maturare con l’etilene durante il trasporto. Hanno l’aspetto del pomodoro, ma ne sono solo l’apparenza. Ne rappresentano l’idea....
È stato calato deliberatamente un sipario tra noi e il luogo di provenienza del cibo. Le industrie non vogliono che si sappia la verità. Se il consumatore la conoscesse, non comprerebbe.
Per esempio, seguendo a ritroso la filiera produttiva delle fette di carne, non troveremmo di certo una fattoria, ma una fabbrica. La realtà è ben diversa da ciò che si crede. La carne viene lavorata da grandi multinazionali che hanno poco a che fare con tenute agricole e allevatori. Oggi il cibo proviene da lunghe catene di montaggio. Gli animali e i lavoratori vengono maltrattati e sfruttati. Gli alimenti sono diventati pericolosi, e ciò ci viene intenzionalmente nascosto...
Esiste un ristretto gruppo di multinazionali che controlla l’intera produzione alimentare dal seme al supermercato e che sta assumendo un crescente potere, arricchendosi smisuratamente. Non è solo una questione di cibo, sono a rischio anche la libertà di espressione e il diritto all’informazione. Non è solo la nostra salute a essere in pericolo.
Le multinazionali non vogliono che gli allevatori parlino e che queste cose si sappiano...
Quando ci informiamo seriamente, senza bende negli occhi, vediamo immagini e scene di "moderne" stie, dove polli e galline vivono ammassati in gabbia, con uno spazio vitale esiguo, costretti a produrre uova come se fossero operai in una catena di montaggio.
E ancora più macabre sono le immagini di un’industria di carne, dove cadaveri di mucche scorrono su un lungo nastro che trasformerà l’animale morto in una bistecca confezionata e pronta da vendere al supermercato....

Possiamo notare come negli Stati Uniti ed oramai anche nei paesi europei, attraverso azione di lobbying da parte delle più grandi aziende della filiera alimentare, si riesce a far vietare ai media, alla stampa e a chiunque produca informazione la pubblicazione di foto e di filmati che mostrino come avviene la produzione di cibo....
Perché secondo voi? Perché se sapessimo davvero come gli animali e le piante vengono trattati e quali processi di lavorazione e conservazione ci sono dietro a ogni alimento che arriva sulle nostre tavole, probabilmente smetteremmo di recarci nei grandi supermercati e torneremmo tutti a mangiare naturale. Capiremmo che per l’industria alimentare anche noi siamo come quei polli in gabbia: siamo soggetti sfruttati per produrre profitto. La pubblicità ci mostra spesso immagini ingannevoli illudendoci di venderci prodotti sani, ma che di naturale hanno ormai ben poco. Ma noi non lo sappiamo, perché tra chi produce e chi acquista c’è una distanza. «Divide et impera».....

Pensate per un attimo, ad esempio, all'esperienza di acquisto al supermercato....
"Ho la dispensa vuota, devo andare a fare la spesa. Cosa mangio stasera? Stasera… ho voglia di fragole israeliane! Al supermercato sotto casa mia le fragole le trovo tutto l’anno! Poi mi mancano i biscotti per la prima colazione e la carta igienica. Faccio la lista dei tre articoli da comprare e mi reco al supermercato. Entro e ascolto il solito jingle che mi ricorda il nome del supermercato, intervallato dalla musica della radio che ha lo scopo di rilassare e mettere a proprio agio i clienti. Così comincio a distrarmi tra un articolo e l’altro. «Che cos’è quel prodotto colorato laggiù in fondo? Ma guarda! È un nuovo cibo dietetico. Ma sì, lo provo!», e lo infilo nel carrello. Poi riprendo a cercare ciò che mi serve, anche se nel frattempo mi distraggo più e più volte tra i vari scaffali.
Alla fine arrivo alla cassa con il triplo dei prodotti che avevo scritto sul mio promemoria nel carrello. Mentre aspetto in coda il mio turno (davanti a me c’è una dozzina di persone, ciascuna delle quali pensa ai fatti suoi) scorgo il pacchetto di chewing-gum che mi piacciono tanto, e infilo anche quello nel carrello. Ma mentre sto compiendo questa operazione, il tipo dietro di me mi supera....
Maleducato! Gliene dico quattro su come bisognerebbe comportarsi, e mi impadronisco nuovamente del posto che mi spetta. Finalmente arriva il mio turno. La cassiera passa uno a uno gli articoli del mio carrello senza alzare gli occhi dal nastro scorrevole e dal monitor digitale e mi congeda con un freddo «Arrivederci»...
Ora controllo lo scontrino: ero entrato per comprare tre articoli e invece ho speso 47 euro… Ho preso i biscotti, la carta igienica e… mannaggia, mi sono dimenticato le fragole!"

Funziona così il marketing. Riesce a distrarci e a dividerci fino al punto da farci comprare quello che vogliono altri. Non sappiamo nulla riguardo alla provenienza dei prodotti, a come vengano allevati gli animali o cresciuti i frutti e gli ortaggi che troviamo sugli scaffali.
Non sappiano nulla dei metodi di lavorazione, stoccaggio, distribuzione dei vari alimenti, nulla della provenienza dei cibi, né degli attori della filiera produttiva...
Non sappiamo nulla nemmeno dei nostri simili che, come noi, fanno la spesa nello stesso supermercato. La nostra esperienza di acquisto è quella di una persona che entra in un posto per comprare qualcosa e che ne esce acquistando dell’altro, sentendosi completamente separata da tutti gli altri: prodotti, produttori, clienti, commessi.
Il principio è sempre lo stesso: «Divide et impera». Siamo separati dal capire cosa c’è nel nostro piatto, come ci arriva, se è buono o no...
Siamo separati dalla vera cultura alimentare, dalla vera cultura agricola fai da te, hanno fatto in modo che la massa si trasferisse nei grossi centri urbani e lasciasse le piccole comunità (paesi) dove vi è abbondanza di terra e maggior contatto con la natura...
Un ritorno e un certo reimpossessarsi di queste origini, potrebbe apportarci il giusto benessere per una vita più salubre in tutti i termini.. per noi e per i nostri figli a venire...
Eviteremmo così di farci sedurre da tutto questo consumismo alimentare frenetico e ottuso, e quantomeno sapremmo chi abbiamo veramente davanti...
 
"COME TI AVVELENO IL CIBO"
I TRUCCHI DELLE MULTINAZIONALI SULLE
ETICHETTE DEI PRODOTTI ALIMENTARI...
L’elenco degli ingredienti nei prodotti alimentari è studiato per informare i consumatori circa il contenuto del prodotto stesso. La realtà: l’elenco degli ingredienti è usato dai produttori alimentari per imbrogliare i consumatori sul fatto che siano più sani di quello che in verità sono. Adesso esploreremo i più comuni trucchi usati dalle aziende alimentari per ingannare i consumatori...
Di seguito utili informazioni per aiutare i consumatori a leggere le etichette dei prodotti con il giusto scetticismo....
INGANNARE I CONSUMATORI: TRUCCHI DEL COMMERCIO ALIMENTARE...
Se la scheda nutrizionale informativa presente nella confezione del prodotto alimentare elenca tutte le sostanze contenute nel prodotto, come possono ingannare i consumatori?
Ecco alcuni dei modi più comuni: uno dei trucchi più comuni è quello di distribuire gli zuccheri presenti tra molti ingredienti così che le quantità di zuccheri non compaiano nei primi tre dell’elenco.
Per esempio un’azienda può usare una combinazione di saccarosio, fruttosio, sciroppo di cereali, sciroppo di grano, zucchero di canna non raffinato, destrosio e altri zuccheri per essere sicura che nessuno di essi sia presente in quantità sufficiente da arrivare nelle prime posizioni dell’elenco degli ingredienti(ricordate che gli ingredienti sono elencati in ordine di proporzione nel prodotto, con i più presenti elencati per primi).
Questo inganna i consumatori sul fatto che il prodotto non è fatto in realtà principalmente da zucchero mentre i principali ingredienti potrebbero essere differenti tipologie di zucchero.
E’ un modo per spostare artificialmente lo zucchero più in giù nella lista degli ingredienti, non informando sul contenuto reale di zucchero presente nell’intero prodotto.
Un altro trucco consiste nel gonfiare l’elenco con minuscole quantità di ridondanti ingredienti. Si può vederlo nei prodotti per la cura personale e nello shampoo, dove le aziende dichiarano di fornire shampoo alle erbe che in realtà hanno un contenuto di erbe quasi inesistente. Nei prodotti alimentari le aziende gonfiano la lista degli ingredienti con “salutari” bacche, erbe o super-cibi che, molto spesso, sono presenti solo in minuscole quantità... La presenza alla fine dell’elenco degli ingredienti della “spirulina” è praticamente insignificante. Non c’è abbastanza spirulina in quel prodotto che possa produrre reali effetti sulla vostra salute. Questo trucco è chiamato “etichetta imbottita” ed è comunemente usata dai produttori di “junk-food – cibo spazzatura” che vogliono saltare sul carro dei prodotti biologici senza in realtà produrre cibi salutari.

NASCONDERE GLI INGREDIENTI DANNOSI..
Un terzo trucco consiste nel nascondere ingredienti dannosi dietro nomi dal suono innocente, che fanno credere al consumatore che siano sani.
’estremamente cancerogeno “nitrito di sodio” (conservante E250), per esempio, suona perfettamente innocente, ma è ben documentato che è causa di tumori al cervello, cancro al pancreas, cancro al colon e molti altri tipi di cancro. “Carminio” suona come un innocente colorante per alimenti, ma in realtà è fatto con le carcasse frantumate di scarafaggi rossi della cocciniglia. Naturalmente nessuno mangerebbe yogurt alle fragole se sull’etichetta ci fosse indicato “colorante rosso per alimenti a base di insetti“.
Allo stesso modo, “estratto di lievito” suona come un ingrediente salutare, ma in realtà è un trucco usato per nascondere il “glutammato monosodico” (MSG, un esaltatore chimico di sapore, per dare gusto ai cibi eccessivamente elaborati)senza avere l’obbligo di indicarlo nell’etichetta.
Molti ingredienti contengono “glutammato monosodico” nascosto. Praticamente tutti gli ingredienti idrolizzati contengono alcune quantità di “glutammato monosodico” nascosto....

NON ESSERE INGANNATI DAL NOME DEL PRODOTTO..
Sapete che il nome del prodotto alimentare non ha nulla a che fare con ciò che c’è dentro? 
Aziende alimentari fanno prodotti come “Guacamole Dip” (salsa di avocado) che non contiene avocado! sono fatti, invece, con “olio di soia idrogenata” ecolorante chimico verde.
Ma ingenui consumatori comprano questi prodotti, pensando di prendere salsa di avocado, in realtà stanno comprando colorante verde, squisito dietetico veleno...
I nomi dei cibi possono includere parole che descrivono ingredienti che nel cibo non ci sono per niente. Un cracker al formaggio, per esempio, non deve necessariamente contenere del formaggio. Qualcosa di “cremoso” non deve contenere la creama. Un prodotto alla frutta, non ha bisogno di contenere nemmeno una singola molecola di frutta. 
Non fatevi ingannare dai nomi dei prodotti stampati sulla confezione. Questi nomi sono ideati per vendere i prodotti, non per descrivere gli ingredienti contenuti in essi...

LA LISTA DEGLI INGREDIENTI NON INCLUDE GLI INQUINANTINon c’è la necessità, nell’elenco degli ingredienti, di includere i nome degli inquinanti chimici, metalli pesanti, bisphenol-A, PCBs (bifenile policlorurato),perclorato o altre sostanze tossiche trovate nei cibi. Come risultato abbiamo che la lista degli ingredienti non elenca quello che in realtà c’è nel cibo, elenca soltanto quello che i produttori vogliono che tu creda che ci sia nel cibo. Richieste per elencare gli ingredienti nei cibi furono prodotte da uno sforzo congiunto tra il governo e l’industria privata.
All’inizio, le aziende alimentari non volevano fosse obbligatorio indicare tutti gli ingredienti. Chiesero che gli ingredienti fossero considerati “proprietà riservata” e che elencarli, svelando così i loro segreti modi di produzione, avrebbe distrutto i loro affari.
E’ un’assurdità, naturalmente, poiché le aziende alimentari volevano soltanto tenere all’oscuro i consumatori su quello che in realtà c’è nei loro prodotti.
E’ per questo che non è ancora stato richiesto di elencare i vari inquinanti chimici, pesticidi, metalli pesanti e altre sostanze che hanno un notevole e diretto impatto sulla salute dei consumatori (per anni, le aziende alimentari hanno combattuto duramente contro l’elenco degli “acidi grassi”, ed è solo dopo una protesta di massa delle associazioni di consumatori che la FDA alla fine ha obbligato le aziende ad includere nell’etichetta gli “acidi grassi)....

MANIPOLARE LA QUANTITÀ DELLE PORZIONI....Le aziende alimentari hanno capito anche come manipolare la porzione del cibo al fine di far apparire i loro prodotti privi di ingredienti nocivi come gli acidi grassi.
La FDA ha creato un sotterfugio per riportare gli acidi grassi nell’etichetta:
Per ogni cibo che contiene fino a 0,5 grammi di acidi grassi è permesso dichiarare sull’etichetta come cibo a contenuto ZERO di acidi grassi. Questa è la logica della FDA dove 0,5 = 0.
Ma la matematica confusa non è il solo trucco giocato dalla FDA per proteggere gli interessi commerciali delle industrie che dichiara di controllare. Sfruttando questo trucco degli 0,5 grammi, le aziende arbitrariamente riducono le porzioni dei loro cibi a livelli ridicoli – giusto per tenere gli acidi grassi sotto gli 0,5 grammi per porzione. Così loro dichiarano in grande sulla confezione “ZERO Acidi Grassi“.
In realtà il prodotto può essere pieno di acidi grassi (trovati in olii idrogenati), ma la porzione è stata ridotta ad un peso che può essere appropriato solo per nutrire uno scoiattolo, non un essere umano.
La prossima volta che prendete un prodotto da drogheria, controllate il “Numero di porzioni” indicato sulla scheda nutrizionale informativa. Troverete probabilmente dei numeri talmente alti che non hanno nulla a che fare con la realtà.

Un produttore di biscotti, per esempio, può dichiarare che un biscotto è “un’intera porzione di biscotti“. Ma voi conoscete qualcuno che, in realtà, mangia un solo biscotto?
Se un biscotto contiene 0,5 grammi di acidi grassi, significa che l’intero pacco di 30 biscotti contiene 15 grammi totali (naturalmente la moltiplicazione è resa più difficoltosa dal fatto che gli olii idrogenati nuociono al cervello).
Pensate: 30 biscotti x 0,5 grammi per biscotto in realtà corrispondono a 15 grammi. Tu prendi un pacco di biscotti che contiene 15 grammi di acidi grassi (che è una dose enorme di veleno dietetico) mentre loro ne dichiarano ZERO grammi.
Questo è solo un altro esempio di come le aziende alimentari usano la scheda nutrizionale informativa e l’elenco degli ingredienti per ingannare e non per informare i consumatori....

CONSIGLI PER LEGGERE GLI INGREDIENTI DELLE TABELLE...1) Ricordare che gli ingredienti sono elencati in ordine della loro proporzione nel prodotto. Questo significa che i primi 3 ingredienti contano molto di più di qualsiasi altro. I primi 3 ingredienti sono quelli che tu principalmente stai mangiando.

2) Se l’elenco degli ingredienti contiene lunghe parole, apparentemente chimiche, che tu non riesci neppure a pronunciare, evita il prodotto. Probabilmente contiene vari chimici tossici. Perché vuoi mangiarli? Assumi ingredienti che conosci.

3) Non farti ingannare da fantastici nomi di erbe o altri ingredienti che appaiono molto in giù nella lista. Alcuni produttori di alimenti che includono “goji bacche” (bacche di Lycium) verso la fine dell’elenco le usano solo come trovata pubblicitaria da apporre sull’etichetta. La reale quantità di goji bacche nel prodotto è probabilmente minuscola.

4) Ricorda che l’elenco degli ingredienti non ha l’obbligo di elencare inquinanti chimici. I cibi possono essere contaminati come pesticidi, solventi, acrilamidi, PFOA (Acido di Perfluorooctanoic), perclorati (combustibili per razzi) e altri tossici chimici senza l’obbligo di elencarli in etichetta. Il miglior modo di limitare l’ingestione di tossici chimici è comprare biologico, o cibi freschi poco trattati.

5) Cercare parole come “germogliato” o “naturale” che indica cibi di alta qualità. Chicchi e semi germogliati sono più sani di quelli non germogliati. Ingredienti naturali sono generalmente più sani di quelli trattati o cotti. I chicchi interi sono più sani di quelli arricchiti.

6) Non fatevi ingannare dalla parola “grano” quando deriva da farina. Tutta la farina derivata dal grano può essere chiamata “farina di grano”, anche se è stata trattata, sbiancata e privata dei suoi nutrienti. Solo la farina di grano “chicco intero” è il tipo di farina sana (molti consumatori, sbagliando, credono che prodotti di “farina di grano” derivino dal chicco intero. Infatti questo è falso. I produttori alimentari ingannano i consumatori con questo trucchetto.

7) Non fatevi ingannare nel credere che i prodotti integrali siano più sani dei prodotti naturali. Lo zucchero bruno è solo una trovata pubblicitaria – è zucchero bianco con colorante marrone e aroma aggiunto. Le uova integrali non sono diverse da quelle bianche (eccetto che per il fatto che i loro gusci appaiono bruni). Il pane integrale può non essere più sano del pane bianco, a meno che non sia fatto con chicchi di grano interi. Non fatevi ingannare dai cibi “integrali”. Sono delle trovate pubblicitarie dei giganti della produzione alimentare per ingannare i consumatori nel pagare di più per i prodotti fabbricati da loro.

8) Attenzione all’inganno delle piccole porzioni. I produttori alimentari usano questo trucco per ridurre il numero di calorie, grammi di zuccheri o grammi di acidi grassi che i consumatori credono siano contenuti nei loro prodotti. Molte porzioni sono arbitrarie e non hanno un fondamento reale...

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